La Tenuta
C’era, c’è, ci sarà
IL PASSATO
In principio la Tenuta era composta dalla Villa e da 24 coloniche , edificate su un disegno di base che trae origine dalla riforma agraria dei Lorena, famiglia nobile originaria della Francia a cui, a partire dal 1737, e successivamente a più riprese, fu affidato il governo del Granducato di Toscana.
Questo passaggio avvenne in pieno periodo ‘illuminista’ e comportò l’arrivo di notevoli innovazioni, ad ogni podere venne affidata una dotazione di circa 10 ettari, affidati alla mezzadria. Furono incentivate le coltivazioni del gelso per l’allevamento del baco da seta, dei cereali, della vite , dell’olivo e del tabacco. Furono anni in cui migliorarono enormemente le rese agricole anche grazie all’uso di strumenti scientifici, relativi alla misura, al calcolo e alla scrittura, resa disponibile grazie ai progressi della scienza e della tecnologia dell’epoca. Sempre nel ‘700 e primi ‘800, in seguito alla riforma dei Lorena fu avviato l’allevamento del baco da seta.
La storia narra che questo prezioso insetto aveva preso la via dell’occidente grazie all’intraprendenza di due monaci persiani che, sotto l’imperatore Giustiniano, erano fuggiti dalla Cina portando il baco da seta nascosto dentro un bastone da passeggio di bambù.
Tutt’altra storia quella della pianta del tabacco: giunta in Europa dal nuovo mondo e importata sulle caravelle da Colombo, impiegò diversi anni per approdare in Valdarno. Ancora oggi un edificio, denominato la ‘tabaccaia’ nella parte pianeggiante della tenuta di Villa Monsoglio, testimonia questa fiorente coltivazione.
IL PRESENTE
Ai primi del ‘900, al momento del passaggio alla famiglia dei da Cepperello Pasquali e in corrispondenza di una delle grandi fasi di espansione della vita e della Villa, vi lavoravano e vivevano circa 30 persone fra servitù, contadini e addetti all’allevamento.
In questi anni la villa divenne, oltre che residenza estiva, anche lo spazio ideale per battute di caccia che regolarmente si svolgevano durante l’anno. In quel periodo, ospiti ed amici affollavano sale e saloni, seguendo un rituale canonizzato: la Messa la mattina presto e poi la divisione in squadre.
Le battute di caccia erano indirizzate all’abbattimento programmato di fagiani e lepri. Si trattava di una grande festa che univa sia il nobile che il contadino, un’occasione per partecipare ad un evento popolare e per donare un po’ di proteine della carne alla tavola di contadini e braccianti.
Oggi la tenuta è di 350 ettari e conta oltre alla villa sei casali.
Fa parte dell’oasi naturale della diga La Penna, una riserva naturale di oltre 1000 ettari. Le coltivazioni presenti al suo interno si sono molto ridotte con il passare degli anni ma sono ancora presenti vigne e olivi ed erba medica. Grazie ad un microclima particolarmente favorevole a Villa Monsoglio si è sempre fatto dell’ottimo vino che ancora oggi viene prodotto e fatto invecchiare nelle cantine.
Oltre che una residenza di lusso è un monumento, un atto di fede nell’uomo, nella possibilità che vi siano in futuro delle persone desiderose e capaci di capire il messaggio di bellezza che è nascosto fra le pietre.